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hard_disk_e_partizionamenti.md

File metadata and controls

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Premessa sui dispositivi di memoria

Ogni dispositivo di memoria, può essere suddiviso in più partizioni, ma prima di poter essere suddiviso bisogna scegliere una cosidetta "tabella delle partizioni", che costituisce uno schema di partizionamento del disco. I due schemi più utilizzati peri sistemi Personal Computer sono:

  • DOS (o MBR)
    • MBR (Master Boot Record): è un sistema di partizionamento che supporta fino a un massimo di 4 partizioni, anche se è stata escogitata una soluzione attraverso le cosiddette "partizioni estese", che possono contenere una o più "partizioni logiche"; l'MBR inoltre non supporta partizioni con capacità maggiore a 2TB
  • GPT
    • GPT (GUID Partition Table or Globally Unique Identifier Partition Table): è sistema di partizionamento più recente, supera limiti dovuti al vecchio schema MBR)

E' da notare che però sui dischi d'avvio di un sistema operativo, la scelta dello schema di partizionamento deve essere accurata in quanto, in base all'interfaccia firmware della macchina la mia scelta potrebbe essere forzata ad un determinata tabella di partizioni.

Nota sui firmware

Nei meno recenti personal computer, esisteva un firmware chiamato BIOS (Basic Input/Output System), questo è un sistema veramente basilare che si occupa di effettuare un esiguo numero di operazioni primitive atte il corretto avvio della macchina, una delle operazioni è costituita dall'avvio del boot-loader, cioè il programma che si occupa di gestire l'avvio di un sistema operativo da un disco. Secondo il BIOS, il disco da cui avviare il boot-loader può essere sia con tabella delle partizioni GPT che MBR. Nei sistemi più recenti esiste un meccanismo più complesso composto da uno strato più ad alto livello rispetto al firmware, questo strato è chiamato UEFI (Unified Extensible Firmware Interface) e costituisce un'interfaccia tra il firmware e i sistemi operativi, in questo caso la tabella delle partizioni deve necessariamente essere GPT, almenochè il sistema non supporti la modalità CSM (Compatibility Support Mode) che permette di emulare la modalità BIOS, permettendo a sistemi che non supportano UEFI di avviarsi come se avessero BIOS.

I disk con tabella di partizionamento GPT sono comunque oggigiorno piu' frequenti, questo perche':

  • MBR ha dei limiti da design, ad esempio la massima capacita' supportata per un supporto di memoria e' di 2 TiB, ma oggigiorno dischi di queste dimensioni o maggiori sono abbastanza comuni
  • Microsoft si e' conformato a UEFI, e con UEFI non e' possibile eseguire boot di dischi con partizionamento MBR

Schemi di Partizionamento Minimali

Per quanto riguarda schemi di partizionamento minimali possiamo distinguere alcune configurazioni possibili e comunemente utilizzate nella stragrande maggioranza dei casi. Queste verranno analizzate nelle sottosezioni seguenti.

BIOS+MBR+GRUB

In questo caso non c'è nessun vincolo sulle partizioni, possiamo installare:

  • 1 partizione di root /
  • 1 partizione di /boot (consigliabile, ma nella pratica, non necessaria)

In realtà su alcuni sistemi molto molto vecchi, è consigliabile per sicurezza fare comunque una partizione di /boot in quanto questa è la prima partizione/directory che viene cercata dal BIOS e alcuni BIOS vecchi non riescono a concepire una directory/partizione di boot troppo grande. Per alcune features potrebbe essere necessaria una partizione da 1MB, questo accade ad esempio quando abbiamo più sistemi operativi diversi (si parla di Windows), dove i bootloader magari hanno bisogno di più spazio, in quanto non ci stanno tutti nei 446 byte del boot sector

BIOS+GPT+GRUB

In questo caso dovremo creare:

  • 1 partizione da 1MB marcata come BIOS Boot o bios_grub (a differenza del programma con cui creiamo le partizioni)
  • 1 partizione di root /

non è necessaria una partizione separata di /boot.

N.B.:It's necessary to have a separate /boot partition only if you want full disk encryption or something similar, or if you have an ancient computer that wouldn't work with a 64-bit distro anyway, a separate /boot also means you can reinstall without having to recompile a kernel.

N.B.: we need a 1MB partition because the whole grub stage1 is too big to fit in the 446 bytes of the mbr boot sector, it needs to "spill over" somewhere. on GPT, you must reserve this spill over space explicitly, while on bios+mbr it's not mandatory because it can (mostly) safely embed between the MBR and the first partition, but it's not safe on GPT there are other things which could decide to try to use that dead space, so it's still recommended to reserve the space explicitly.

N.B.:some BIOSes have a bug with booting from a GPT label in BIOS mode, Lenovo and HP are known for this.

UEFI+GPT+GRUB

Nel caso si avesse un sistema UEFI, allora dobbiamo creare

  • 1 partizione ESP (EFI System Partition) che può andare dai 20MB ai 550MB con filesystem vfat (dipende, da se ci metto dentro i kernel o no, metterci i kernel ha questo vantaggio "well one advantage is that if you efistub-enable them, then you can still boot them if grub went missing or broke"), questa deve essere montata da qualche parte, solitamente è in /boot oppure in /boot/efi, anche se posso mettere qualsiasi directory, l'unica restrizione è quella di montarla prima di installare grub
  • 1 partizione di root /

N.B.: Quando si parla di partizioni "/boot" dobbiamo ricordare che possiamo scegliere se farle ext2 o ext4, a questo punto dobbiamo considerare la compatibilità del boot loader, nel caso di GRUB ormai è tutto supportate però:

  • ext2: più piccolo overhead, siamo sicuri che funziona con tutte le versioni di grub
  • ext4: overhead maggiore, dovrebbe funzionare sulle versioni più recenti ed alcuni dicono che nonostante abbiamo overhead maggiore, avere ext4 velocizzi il boot

Altri Esempi Pratici di Partizionamento

UEFI+GPT (Option 1: Boot and Home on Different Partitions)

There will be 1.00 MiB of empty space at the beginning of the disk and 1.00 MiB at the end of the disk.

  • /dev/sda1 Size: 512 MiB File system: FAT32 Flags: boot & esp Code: EF00 Label: ESP Mount point: /boot/efi

  • /dev/sda2 Size: 16 GiB for a computer with 16 GiB of RAM* File system: linux-swap Flags: None Code: 8200 Label: SWAP Mount point: None

  • /dev/sda3 Size: 512 MiB File system: ext2 Flags: None Code: 8300 Label: BOOT Mount point: /boot Therefore /boot/grub/ will be on this partition if you use GRUB.

  • /dev/sda4 Size: e.g. 64 GiB (128 GiB if the drive is big) File system: ext4 Flags: None Code: 8300 Label: ROOT Mount point: / (root)

  • /dev/sda5 Size: 1.00 MiB less than the remaining disk space File system: ext4 Flags: None Code: 8300 Label: HOME Mount point: /home

UEFI+GPT (Option 2: Only Home on Different Partition)

You could use this scheme if you are not interested in having /boot on its own partition.

There will be 1.00 MiB of empty space at the beginning of the disk and 1.00 MiB at the end of the disk.

  • /dev/sda1 Size: 512 MiB File system: FAT32 Flags: boot & esp Code: EF00 Label: ESP Mount point: /boot/efi

  • /dev/sda2 Size: 16 GiB for a computer with 16 GiB of RAM* File system: linux-swap Flags: None Code: 8200 Label: SWAP Mount point: None

  • /dev/sda3 Size: e.g. 64 GiB (128 GiB if the drive is big) File system: ext4 Flags: None Code: 8300 Label: ROOT Mount point: / (root)

  • /dev/sda4 Size: 1.00 MiB less than the remaining disk space File system: ext4 Flags: None Code: 8300 Label: HOME Mount point: /home

UEFI+GPT (Option 3: Everything on a Single Partition)

You could use this scheme if you are not interested in having /boot and /home on their own partitions.

There will be 1.00 MiB of empty space at the beginning of the disk and 1.00 MiB at the end of the disk.

  • /dev/sda1 Size: 512 MiB File system: FAT32 Flags: boot & esp Code: EF00 Label: ESP Mount point: /boot/efi

  • /dev/sda2 Size: 16 GiB for a computer with 16 GiB of RAM* File system: linux-swap Flags: None Code: 8200 Label: SWAP Mount point: None

  • /dev/sda3 Size: 1.00 MiB less than the remaining disk space File system: ext4 Flags: None Code: 8300 Label: ROOT Mount point: / (root)

BIOS+GPT (Option 1: Boot and Home on Different Partitions)

You could use this scheme if you are not interested in having /boot and /home on their own partitions.

There will be 1.00 MiB of empty space at the beginning of the disk and 1.00 MiB at the end of the disk.

  • /dev/sda1 Size: 1 MiB File system: Unformatted Flags: bios_grub Code: EF02 Label: Not Applicable Mount point: Not Applicable

  • /dev/sda2 Size: 512 MiB File system: ext2 Flags: None Code: 8300 Label: BOOT Mount point: /boot

  • /dev/sda3 Size: 16 GiB for a computer with 16 GiB of RAM* File system: linux-swap Flags: None Code: 8200 Label: SWAP Mount point: None

  • /dev/sda4 Size: e.g. 64 GiB (128 GiB if the drive is big) File system: ext4 Flags: None Code: 8300 Label: ROOT Mount point: / (root)

  • /dev/sda5 Size: 1.00 MiB less than the remaining disk space File system: ext4 Flags: None Code: 8300 Label: HOME Mount point: /home

BIOS+GPT (Option 2: Only Home on a Different Partition)

You could use this scheme if you are not interested in having /boot on its own partition.

There will be 1.00 MiB of empty space at the beginning of the disk and 1.00 MiB at the end of the disk.

  • /dev/sda1 Size: 1 MiB File system: Unformatted Flags: bios_grub Code: EF02 Label: Not Applicable Mount point: Not Applicable

  • /dev/sda2 Size: 16 GiB for a computer with 16 GiB of RAM* File system: linux-swap Flags: None Code: 8200 Label: SWAP Mount point: None

  • /dev/sda3 Size: e.g. 64 GiB (128 GiB if the drive is big) File system: ext4 Flags: None Code: 8300 Label: ROOT Mount point: / (root)

  • /dev/sda4 Size: 1.00 MiB less than the remaining disk space File system: ext4 Flags: None Code: 8300 Label: HOME Mount point: /home

BIOS+GPT (Option 3: Everything on a Single Partition)

You could use this scheme if you are not interested in having /boot and /home on their own partitions.

There will be 1.00 MiB of empty space at the beginning of the disk and 1.00 MiB at the end of the disk.

  • /dev/sda1 Size: 1 MiB File system: Unformatted Flags: bios_grub Code: EF02 Label: Not Applicable Mount point: Not Applicable

  • /dev/sda2 Size: 16 GiB for a computer with 16 GiB of RAM* File system: linux-swap Flags: None Code: 8200 Label: SWAP Mount point: None

  • /dev/sda3 Size: 1.00 MiB less than the remaining disk space File system: ext4 Flags: None Code: 8300 Label: HOME Mount point: / (root)

BIOS+MBR (Option 1: Boot and Home on Different Partitions)

You could use this scheme if you are not interested in having /boot and /home on their own partitions.

There will be 1.00 MiB of empty space at the beginning of the disk.

  • /dev/sda1 Size: 512 MiB Type: Primary File system: ext2 Flags: boot Label: BOOT Mount point: /boot

  • /dev/sda2 Size: 16 GiB for a computer with 16 GiB of RAM* Type: Primary File system: linux-swap Flags: None Label: SWAP Mount point: None

  • /dev/sda3 Size: e.g. 64 GiB (128 GiB if the drive is big) Type: Primary File system: ext4 Flags: None Label: ROOT Mount point: / (root)

  • /dev/sda4 Size: remaining disk space Type: Primary File system: ext4 Flags: None Label: HOME Mount point: /home

BIOS+MBR (Option 2: Only Home on a Different Partition)

You could use this scheme if you are not interested in having /boot on its own partition.

There will be 1.00 MiB of empty space at the beginning of the disk.

  • /dev/sda1 Size: 16 GiB for a computer with 16 GiB of RAM* Type: Primary File system: linux-swap Flags: None Label: SWAP Mount point: None

  • /dev/sda2 Size: e.g. 64 GiB (128 GiB if the drive is big) Type: Primary File system: ext4 Flags: boot Label: ROOT Mount point: / (root)

  • /dev/sda3 Size: remaining disk space Type: Primary File system: ext4 Flags: None Label: HOME Mount point: /home

BIOS+MBR (Option 3: Everything on a Single Partition)

You could use this scheme if you are not interested in having /boot and /home on their own partitions.

There will be 1.00 MiB of empty space at the beginning of the disk.

  • /dev/sda1 Size: 16 GiB for a computer with 16 GiB of RAM* Type: Primary File system: linux-swap Flags: None Label: SWAP Mount point: None

  • /dev/sda2 Size: remaining disk space Type: Primary File system: ext4 Flags: boot Label: HOME Mount point: / (root)

BIOS+MBR (Option 4: More than 4 Partitions)

If you want to have more than four partitions — let’s say you wanted to have a separate NTFS partition, for example — you would need to use an Extended Partition.

There will be 1.00 MiB of empty space at the beginning of the disk.

  • /dev/sda1 Size: 512 MiB Type: Primary File system: ext2 Flags: boot Label: BOOT Mount point: /boot

  • /dev/sda2 Size: 16 GiB for a computer with 16 GiB of RAM* Type: Primary File system: linux-swap Flags: None Label: SWAP Mount point: None

  • /dev/sda3 Size: Remainder of disk Type: Extended File system: Not applicable Flags: None Label: Not applicable Mount point: Not applicable

  • /dev/sda4 Will not exist

  • /dev/sda5 Size: e.g. 128GiB Type: Logical File system: ext4 Flags: None Label: ROOT Mount point: / (root)

  • /dev/sda6 Size: e.g. 256GiB Type: Logical File system: ext4 Flags: None Label: HOME Mount point: /home

  • /dev/sda7 Size: remaining space on the disk Type: Logical File system: NTFS Flags: None Label: NTFS Mount point: /media/NTFS

Partizioni Separate vs Partizione Unica

A molti utenti principianti di GNU/Linux viene consigliato implementare una partizione unica per l'installazione del sistema, ma perchè allora usare partizioni separate per le varie directory come "/home", "/usr", "/var", "/tmp" e "/", i motivi principali che stanno alla base di questa scelta sono:

  1. Minimizing loss: If /usr is on separate partition a damaged /usr does not mean that you cannot recover /etc
  2. Security: / cannot be always ro (/root may need to be rw etc.) but /usr can. It can be used to made ro as much as possible
  3. Using different filesystems: I may want to use different system for /tmp (not reliable but fast for many files) and /home (have to be reliable). Similary /var contains data while /usr not so /usr stability can be sacrifice but not so much as /tmp
  4. Duration of fsck: Smaller partitions means that checking one is faster
  5. Mentioned filling up of partions, although other method is quotas

Altre buone ragioni per tenere la partizione "/home" separata dal resto sono:

  • Crittografia: Possiamo di decidere i nostri dati, in quanto nella partizione home sono contenuti tutti i dati personali
  • Persistenza: Possiamo mantenere i nostri dati, senza dover ricopiare tutto quando vogliamo eseguire una formattazione

Invece altre buone ragioni per tenere la partizione "/usr" separata dal resto sono:

  • A separate /usr can be useful if you have several machines sharing the same OS. They can share a single central /usr instead of duplicating it on every system. /usr can be mounted read-only; mount a partition read-only is useful to keep malicious users (or processes) from overwriting or replacing binaries there with trojans. So if your ssh binary lives in /usr/local/bin and /usr/local is mounted read-only, it's going to be tough for anyone to replace that binary

Nota sulla partizione di swap: Inoltre è bene tenere a mente che la partizione di swap deve essere almeno della dimensione della " RAM" nel caso si volesse utilizzare l'opzione di sospensione del computer.

ATTENZIONE: Directory essenziali al booting del sistema (e cioè /etc ed /usr, fatta eccezione per /boot) devono essere sulla stessa partizione del rootfs (cioè "/") o in userspace montati nelle prime fasi dell'avvio da initramfs.

Creazione di partizioni e loro gestione

I dispositivi di memoria (come tutti gli altri dispositvi) possono essere visualizzati nella directory /dev/. Una volta localizzato il nostro dispositivo in /dev, ad esempio /dev/sda, possiamo gestire le partizioni attraverso diversi programmi esistenti come il famoso fdisk (se la tabella delle partizioni è MBR) o gdisk (se la tabella delle partizioni è GPT), esiste anche un programma molto diffuso oggigiorno chiamato "parted" che supporta sia sistemi MBR che GPT, ha anche un front-end grafico chiamato "gparted".

Dischi e Geometria delle Partizioni

Un Hard Disk, è composto da uno o più piatti magnetici, su questi piatti magnetici c'è un braccio elettro-meccanico che simile ad un disco in vinile scorre delle circonferenze, che vengono chiamate cilindri, in quanto in una vista 3D, più circonferenze su piatti diversi e quindi aventi lo stesso asse, possiamo vederli come cilindri. Ogni cilindro può essere diviso in più parti chiamate "settori"; questo modo di pensare ai dischi è chiamato CHS (Cylinder-Head-Sector), dove Head, sta ad indicare la punta del braccio elettro-meccanico che scorre il disco. Un cilindro se è acceduto da una sola testina (Head) può essere chiamato "traccia". Ci sono strumenti in Linux e su altri sistemi operativi che riportano il numero di cilindri e tracce, ma questo numero è in realtà fittizio, in quanto, non tiene conto di molti fattori caratteristici dei moderni dispositivi di memoria; infatti il sistema operativo utilizza l'LBA (Logical Block Addressing) per fare riferimento ad uno specifico blocco dell'HDD. Un file utile a vedere dove inizia una partizione è:

 cat /sys/block/sda/sda2/start
 # visualizza il byte a cui inizia
 # la partizione sda2 a partire dall'inizio dell'HDD o SSD, se è
 # divisibile per 4096 (2MB) per un SSD allora va bene, altrimenti
 # potrei avere performance ridotte, per cattivo allineamento

fdisk

nella seguente sezione si farà riferimento ad fdisk. Vediamo alcuni esempi applicativi di fdisk:

 fdisk -l /dev/sda
 # elenca le partizioni attuali sul
 # dispositivo /dev/sda
 fdisk /dev/sda
 # avvia il programma fdisk sul drive sda, in
 # modo da permetterci una gestione delle partizioni

ora da fdisk abbiamo diverse opzioni:

 p
 # stampa le partizioni attuali
 m
 # lista dei comandi a disposizione all'interno di fdisk
 n
 # crea una nuova partizione
  • quando viene creata una nuova partizione, viene richiesto il settore iniziale, qui normalmente premiamo Invio, e per il settore finale, diamo valori come +300M (per dire 300MB a partire dal settore iniziale), oppure +5G (per dire 5GB a partire dal settore iniziale)
 d
 # elimina una partizione
 q
 # esce senza salvare le modifiche
 w
 # scrive le modifiche sul disco, le modifiche non vengono
 # effettuate, finchè non viene lanciato questo comando
 a
 # rende una partizione bootable
 t
 # permette di specificare il tipo di partizione, questo è
 # solo un ID della partizione, non viene effettuata nessuna
 # formattazione, l'operazione di formattazione deve essere
 # comunque effettuata successivamente alla gestione delle
 # partizioni di fdisk
  • Quindi il tipo di partizione è solo un byte, un flag all'interno della tabella delle partizioni che aiuta il sistema operativo a capire come gestire quella partizione

Un'altra opzione potrebbe essere quella di copiare una tabella delle partizioni da un device all'altro, questo è possibile attraverso un programma chiamato "sfdisk", vediamo come:

 sfdisk -d /dev/sdb | sfdisk --force /dev/sdc
 # in questo caso
 # andiamo a copiare la tabella delle partizioni di sdb su sdc

Una volta che le partizioni sono state create, avremo sda1, sda2, eccetera, possiamo poi formattarle utilizzando il comando mkfs, ad esempio:

 mkfs -t ext4 /dev/sda1
 # formatta la partizione sda1 del disco "
 # sda" con filesystem ext4

N.B.: Un file di configurazione molto importante è /etc/fstab, infatti coi comandi "mount -a", e "umount -a" possiamo montare e smontare tutto quello che è specificato all'interno di questo file.

Parted

N.B.: Parted non chiede di confermare le modifiche all'utente, le applica direttamente, quindi attenzione a quello che si fa, inoltre per impratichirci possiamo provare ad eseguirlo su un dispositivo USB su cui abbiamo dati non importanti.

Il programma "parted", è un tool molto comodo per gestire le partizioni in quanto supporta sia i sistemi MBR che GPT, vediamo come usarlo:

 parted -l
 # visualizza informazioni sul disco, sulla tabella di
 # partizioni e sulle varie partizioni

se vogliamo essere sicuri di aver applicato delle modifiche ad una tabella di partizioni possiamo utilizzare vari modi per verificare i cambiamenti ad esempio:

 # visualizzare il file /proc/partitions
 # visualizzare il contenuto di /sys/block/device/ o in /dev
 blockdev --rereadpt /dev/sdf
 # rilegge la partition table del
 # device /dev/sdf

Analizzare, formattare, montare e smontare una partizione

Analisi del filesystem di partizioni

Prima che il computer possa usare qualsiasi dispositivo di memoria (come Hard Drive, CD-ROM o dischi di rete), il sistema operativo deve renderlo accessibile attraverso il filesystem del sistema in uso; questo processo è chiamato "mounting", e noi possiamo accedere ai file solo di dispositivi che sono stati montati. Prima di montare un filesystem dobbiamo però sapere il tipo di filesystem che possiede. Nel caso non conoscessimo il tipo di filesystem di un determinato dispositivo, possiamo fare uso del comando:

 blkid

o in alternativa:

 file -sL /dev/deviceName

o in alternativa:

 df -hT

o in alternativa:

 fsck -N /dev/sda1

Altri comandi utili per analizzare filesystem sono:

 lsblk
 # visualizza device e partizioni con uno schema ad
 # albero, molto carino
 mount | column -t
 # visualizza le partizioni attualmente
 # montate

Formattazione di partizioni

Una volta che conosciamo il tipo di filesystem, possiamo formattare il nostro dispositivo con:

 mkfs -t ext3 /dev/myDevice
 # formatta il dispositivo myDevice e
 # attraverso il flag "-t" specifico il tipo di filesystem con cui
 # formattarlo, se non specifico il tipo allora di default verrà
 # usato il filesystem ext2fs
 mke2fs -t ext3 /dev/sdb1
 # completamente equivalente al comando
 # precedente
 mkfs.ext4 -U "ab955ff4-fc2e-40f2-97b3-6fd37b10e7fa" /dev/sdb1
 # in questo modo formatto la partizione indicata, utilizzando
 # l'UUID specificato, questo può essere utile, per fare in modo
 # di non andare tute le volte a modificare l'UUID nel file "fstab"
 # ogniqualvolta formattiamo
 mke2fs -L myUSBKey /dev/sdb1
 # imposta la label "myUSBKey"
 # sulla partizione sdb1
 mkfs -t ext3 /dev/myDevice -m 10
 # formatta il dispositivo come
 # nel caso precedente, ma in questo caso lo spazio di riserva
 # (reserve free space) è cambiato al 10%, (di default è al 5%) lo
 # spazio di riserva è spazio riservato all'utente root che gli
 # altri utenti non possono usare, e per l'online defrag
 mkfs -t ext3 /dev/myDevice -c
 # in questo caso viene effettuato
 # un bad block check (controllo su settori danneggiati del disco)
 # su ogni settore della partizione prima di crearla, per
 # verificare il corretto funzionamento del dispositivo
 mkisofs -V nomeLabel -J -r -o /tmp/boot.iso /boot
 # crea un
 # file iso chiamato boot.iso, "-o" specifica il nome del file di
 # output, della directory "/boot" e diamo come nome alla label "
 # nomeLabel", attraverso il flag "-V", "-J" e "-r" indicano di
 # usare un filesystem simile a quello dei CD, nello specifico "-J"
 # indica l'opzione Joliet, cioè il poter utilizzare nei nomi dei
 # file sia lettere maiuscole che minuscole, nel caso fosse
 # omessa, i nomi sarebbero tutti in maiuscolo, il comando "
 # mkisofs --help" può tornare utile

Nei casi precedenti sono stati creati solo filesystem di tipo "ext3" ma per sapere invece quali sono le opzioni disponibili col flag "-t" attraverso il comando mount, o comunque per capire cosa inserire in funzione di un determinato filesystem risultato da uno dei comandi precedenti, allora possiamo usare "man mount"; oppure eseguire un:

 ls -l /sbin/mkfs.*
 # visualizza tutti i possibili comandi per
 # formattare

Mounting e unmounting di partizioni

Per montare un filesystem possiamo effettuare:

 mount /dev/myDevice /home/user/mountDir
 # monta il dispositivo
 # di tipo ext2fs myDevice nella directory "mountDir"
 mount -t ntfs-3g /dev/myDevice /home/user/mountDir
 # monta il
 # dispositivo myDevice con filesystem "ntfs" in "mountDir"

When talking about mountpoints we can have mountpoints that are:

  • shared,
  • slave,
  • private,
  • unbindable

mount point that is shared may be replicated as many times as needed, and each copy will continue to be the exact same. Other mount points that appear under a shared mount point in some subdirectory will appear in all the other replicated mount points as it is.

A slave mount point is similar to a shared mount point with the small exception that the “sharing” of mount point information happens in one direction. A mount point that is slave will only receive mount and unmount events. Anything that is mounted under this replicated mount point will not move towards the original mount point.

A private mount point is exactly what the name implies: private. Mount points that appear under a private mount point will not be shown elsewhere in the other replicated mount points unless they are explicitly mounted there as well.

An unbindable mount point, which by definition is also private, cannot be replicated elsewhere through the use of the bind flag of the mount system call or command.

A volte potrebbe capitare che per qualche motivo non ci faccia montare partizioni ntfs o che il montaggio avviene correttamente ma non abbiamo i permessi di scrittura. Questo avviene perchè magari il sistema era in ibernazione in windows o per il fast restarting, o per shutdown impropri, allora posso usare "ntfsfix" un programma incluso nei pacchetti che mi abilitano il supporto per ntfs, ed eseguiamo:

 sudo ntfsfix /dev/sda5
 # dove "/dev/sda5" in questo caso è il
 # nome della partizione NTFS corrotta, a volte può essere
 # necessario utilizzare il flag "-b" per ripristinare i bad block
 mount -o loop /home/img.iso /mnt/iso
 # montiamo un'immagine ISO
 mount -a
 # monta tutti i filesystem indicati nel file fstab
 mount UUID=a9011c2b-1c03-4288-b3fe-8ba961ab0898 /home/extra
 # monta il device con l'UUID specificato nella directory menzionata
 mount -n -t ntfs-3g /dev/myDevice /home/user/mountDir
 # monta
 # un device senza scrivere sul file /etc/mtab, utile quando si
 # deve fare troubleshooting in un ambiente read-only o in
 # single-user mode, in quanto questo file non è disponibile in
 # alcune modalità di recovery o di funzionamento del sistema
 # operativo, ma ci serve comunque montare un device
 mount -n -o remount /
 # rimonta un filesystem, in modalità
 # read-write, se si è in modalità read only
 mount | column -t
 # visualizza i filesystem montati

comandi di mount utili quando ad esempio dobbiamo installare un sistema da terminaleo quando dobbiamo utilizzare un sistema da live cd sono:

 mount -t proc proc /mnt/gentoo/proc
 # monta un filesystem di tipo proc
 mount --rbind /sys /mnt/gentoo/sys
 # l'opzione "--rbind" permette
 # di eseguire un mount di un filesystem su un altra directory,
 # esiste anche "--bind", ma quest'ultimo esegue un mount di un
 # file su un altro file
 mount --make-rslave /mnt/gentoo/sys
 # in questo caso indichiamo
 # che il filesystem montato nel comando precedente opera secondo
 # politiche "rslave", questo significa che se qualcosa viene
 # modificato dal padre, le modifiche vengono applicate anche al
 # filesystem figlio, mentre non vale il viceversa
 mount --rbind /dev /mnt/gentoo/dev
 # stessa operazione avviene
 # anche per il filesystem /dev
 mount --make-rslave /mnt/gentoo/dev

Per smontare una periferica, possiamo usare:

 umount /home/user/mountDir
 # smonta il dispositivo che era
 # stato montato nella directory "mountDir"
 sync; umount
 # in questo caso scriviamo tutto quello che
 # dobbiamo scrivere sul device montato e smontiamo

in alternativa possiamo usare:

 umount /dev/myDevice
 # smonta il dispositivo myDevice

entrambi i comandi hanno esattamente lo stesso effetto. Il comando sync è utilizzato per scrivere i dati in cache sul dispositivo/i, una storia interessante è che nei tempi antichi in cui venivano usate versioni ormai troppo vecchie di Unix prima di spegnere un sistema bisognava sempre lanciare la coppia di comandi "sync" e "park", dove il secondo serviva a posizionare le testine dei dischi in una posizione di riposo, questo preveniva in caso di sbalzi di tensione o blackout di spaccare il disco, in quanto la testina con forti sbalzi di segnale poteva spaccare il disco;

N.B.: Per abilitare il diritto di poter scrivere, leggere o eseguire su un dispositivo di memoria esterno, abbiamo due opzioni:

 # se la periferica è specificata nel file fstab, allora dovremo
 # abilitare l'opzione "user" e settare una appropriata umask
 # se la periferica non è specificata nel file fstab, possiamo:
  • cambiare i diritti della directory dove il filesystem viene montato
  • cambiare gruppo di appartenenza alla directory dove il filesystem viene montato

Gestire file immagine e partizioni contenute

Per poter gestire file immagine, sfruttiamo la funzionalità di loopback del kernel di linux, quindi possiamo creare un device virtuale per contenere l'immagine, possiamo eseguirlo con:

 sudo modprobe loop
 # questo monta il modulo loop, per poter
 # sfruttare le funzionalità di loopback
 sudo losetup -f
 # questo ci permette di ottenere un nuovo
 # device di loopback, ad esempio /dev/loop0 o se questo è già
 # presente allora /dev/loop1 e così via
 sudo losetup /dev/loop0 myimage.img
 # questo permette di
 # montare un'immagine su un dispositivo
 sudo partprobe /dev/loop0
 # questo indica al kernel che
 # /dev/loop0 non è una partizione semplice ma al suo interno
 # esistono diverse partizioni, quindi indica al kernel di
 # caricare queste partizioni

Adesso possiamo ad esempio aprire le nostre partizioni e modificarle o formattarle con:

 sudo gparted /dev/loop0

possiamo anche montarle attraverso una semplice mount, infatti ad esempio nel caso volessimo montare /dev/loop0p1 eseguo:

 mount /dev/loop0p1 /mnt/
 # una volta montata posso
 # copiare/rimuovere e fare quello che voglio, come se fosse una
 # comune chiavetta USB

ipotizziamo di voler effettuare lo shrinking di una partizione sul file immagine, allora quello che dobbiamo eseguire è:

 fdisk -l myimage.img
 # in questo modo vediamo quando finisce la
 # partizione, dobbiamo leggere la voce "End" ad esempio se questa
 # fosse "9181183" allora per troncare la partizione dopo quel
 # byte dovremmo effettuare
 truncate --size=$[(9181183+1)*512] myimage.img

per rimuovere un device di loopback eseguiamo:

 sudo losetup -d /dev/loop0
 # rimuove il device di loopback /dev/loop0

Dove montare una partizione

Esistono diverse posizioni sui sistemi GNU/Linux dove per convenzione vengono montate le partizioni, vediamo alcuni casi d'uso:

  • /mnt/ utilizzata per filesystem di dispositivi non rimovibili dalla macchina, come partizioni fisse su uno dei nostri hard disk, o filesystem di rete, è il posto adatto anche per mount che vengono effettuate manualmente
  • /media/ utilizzata per dispositivi che rimuoviamo dalla nostra macchina, come chiavette USB, hard disk esterni, floppy disk, CD-ROM, DVD, eccetera.
  • /run/media/username/ permette di effettuare le stesse cose di "/media", ma differenziando per username riesco a controllare meglio i diritti che ogni utente ha sulla partizione

Visualizzare le partizioni attualmente montate

Per visualizzare le partizioni montate in un determinato istante possiamo procedere in 3 modalità analoghe:

 mount
 # esegue il comando mount senza flag, questo visualizza i
 # filesystem montati
 cat /etc/mtab
 # visualizza il file "mtab", questo è un file di
 # sola-lettura e non ha senso modificarlo, costituisce il system
 # runtime mount database
 cat /proc/mounts
 # visualizza il file "mounts", questo è un
 # file di sola-lettura e non ha senso modificarlo

Recovery di partizioni ntfs

Un buon programma per recuperare file da partizioni corrotte o file che sono stati cancellati su partizioni ntfs è "testdisk". Una volta avviato con i diritti di root (i.e. sudo) basterà eseguire "analyze" sull'Hard Disk desiderato per recuperare iniziale il processo di analisi e ricostruzione della partizione, una volta ricostruita comparirà una voce in basso "P" (n.b. : in questo programma le azioni disponibili sono sempre o in basso o in alto) che ci permetterà di elencare i file sulla partizione ed eventualmente copiarli.

Il file "fstab"

Il file "fstab" situato in /etc/fstab è un file utilizzato per mantenere informazioni su filesystem statici (cioè filesystem che sono frequentemente montati su un computer). Aggiungere una voce al file fstab è semplice, è bene tenere a mente che generalmente è composto da 6 colonne:

  • la prima, rappresenta il percorso del dispositivo (e.g., /dev/sda1)
  • la seconda, rappresenta la directory in cui vogliamo montare il nostro dispositivo (eg /mnt/mySda1)
  • la terza, reppresenta il tipo (o i tipi) di filesystem (ad ogni modo è possibile anche l'opzione "auto", che lascia al kernel il compito di rilevare il tipo di filesystem sul dispositivo)
  • la quarta, è utilizzata per indicare diverse opzioni separate da una virgola, le opzioni possono essere:
    • uid: imposta il proprietario dei file che vengono montati
    • umask: imposta la umask di default per la partizione montata
    • auto/noauto: monta/non monta in automatico la partizione dopo il boot, ATTENZIONE, è importante non impostare questa opzione per chiavette USB o altri dispositivi che vengono normalmente rimossi dal computer, in quanto a boot, se non trova la partizione che deve montare entra in una "Emergency Mode" o in genere una shell di recovery. E' una modalità utile invece per partizioni che montiamo in automatico al boot, come una partizione dati utente eccetera.
    • exec/noexec: permette/non permette di eseguire file eseguibili contenuti nella partizione montata (utile per evitare virus che cercano di essere lanciati in automatico)
    • ro/rw: il filesystem può essere montato in sola lettura (read only) o in lettura e scrittura (read & write)
    • user/nouser: permette/non permette a utenti normali (cioè non root) di montare il dispositivo
    • sync/async: imposta la scrittura dei file sincrona/asincrona, cioè quando ad esempio viene lanciato un comando di copia verso una chiavetta se l'opzione sincrona è attiva, i file vengono copiati subito nel momento del lancio del comando, mentre nel caso di modalità asincrona i file vengono copiati quando la partizione viene smontata o quando viene eseguito il comando "sync", è buona norma utilizzare infatti il comando "sync" prima di smontare una partizione montata con " async"; meglio utilizzare la modalità "async", in quanto ci permette di velocizzare il tutto consumando meno anche i dispositivi, la modalità sync non andrebbe mai utilizzata, va utilizzata solo nel caso in cui vogliamo smontare un dispositivo senza effettuare "umount", o dove comunque le politiche di caching vengono gestite autonomamente come in un ramdisk (memoria RAM) o in un database, insomma in casi d'uso molto particolari, i sistemi operativi Microsoft, solitamente utilizzano una politica async ma con un periodo di flush molto breve.
    • defaults: imposta diverse opzioni, infatti defaults costituisce: rw,suid,dev,exec,auto.nouser, e async
  • la quinta, rappresenta la modalità "dump", in questo caso possiamo impostare questo valore a 0 (non impostato) o 1 (impostato), se vale 1, allora l'utility di dump effettuerà il backup della partizione, questa è una tenica old school per effettuare backup
  • la sesta, rappresenta il "Filesystem check" (o fsck), in questo caso i valori possibili sono 0 (non impostato) o valore positivo diverso da zero (impostato), se è impostata, permette al computer di effettuare un controllo di integrità del filesystem al riavvio nel caso di crash di sistema o sorgono problemi legati al disco, l'intero rappresenta l'ordine della partizione nel controllo di integrità, ad esempio se abbiamo impostato 1, allora questa sarà la prima partizione ad essere sottoposta al controllo di integrità, se abbiamo impostato 2 sarà la seconda partizione ad essere sottoposta al controllo di integrità e così via

N.B.: E' sempre buona norma utilizzare gli UUID dei device, visualizzabili con comandi tipo "blkid", in quanto più sicuri rispetto all'indicare la partizione.

N.B.2: Normalmente per le chiavette USB o per dispositivi rimovibili è sconsigliato utilizzare fstab, ma si rimanda la gestione dell'automount a Desktop Environment/Window Manager o programmi come autofs; ad esempio in XFCE, bisogna installare i pacchetti "thunar-volman" e "gvfs" ed aggiungere l'utente con cui si vuole poter scrivere sui dispositivi al gruppo "plugdev", mentre con altri file manager basta includere l'utente nel gruppo "plugdev", se il gruppo non esiste, bisogna crearlo.

Although the /etc/fstab file has been the traditional way to represent filesystems and their mount points, two new alternatives have appeared. The first is an /etc/fstab.d directory that contains individual filesystem configuration files (one file for each filesystem). The idea is very similar to many other configuration directories that you’ll see throughout this guide

Vediamo un esempio di automount per partizioni ntfs

UUID=2832buin2iu923j292anwd982   /media/user/C ntfs
permissions	0	2

# Oppure avremmo potuto specificare il device attraverso il device
file al posto dell'UUID

# ma questa pratica è sconsigliata, per completezza riportiamo
# comunque un esempio

/dev/sdb1  /media/user/C ntfs   permissions	0	2

oppure per montare un filesystem di tipo ext4 possiamo ad esempio aggiungere al file:

# In questo caso per semplicità abbiamo inserito il percorso al
# path file

#ma ricordiamo che è sempre consigliato inserire il codice UUID

/dev/sda3   /mnt/myPart  ext4    defaults    0   2

Swap

Con il termine swap si intende, in informatica, l'estensione della capacità della memoria volatile complessiva del computer, oltre il limite imposto dalla quantità di RAM installata, attraverso l'utilizzo di uno spazio su un altro supporto fisico di memorizzazione, ad esempio il disco fisso. L'uso dello swap è una delle tecniche impiegate dal sistema operativo per la gestione della memoria virtuale. Vediamo come impostare della memoria come swap su un sistema:

 sudo dd if=/dev/zero of=/mnt/swap.swp bs=1024 count=800k
 # crea
 # un file da 800MB che viene salvato in /mnt/, questo file lo
 # vogliamo utilizzare come swap, altra directory possibile
 # sarebbe stata "~/swap.swp" per crearlo all'interno della home
 # directory; un'alternativa a "dd" sarebbe stata utilizzare "
 # fallocate -l 800M /mnt/swap.swp"

Un'altro esempio e':

dd if=/dev/zero of=/root/myswapfile bs=1M count=1024
# in questo caso creiamo un file di swap da 1GB

Un'altra alternativa e':

 fallocate -l 1k file
 # crea un file da un 1k

Questo file creato dovrebbe essere appartenente all'utente di " root" e con permessi "0600", quindi eseguiamo:

 sudo chmod 0600 swap.swp
 # impone come permessi 0600 sul file,
 # il proprietario dovrebbe già essere "root" in quanto il file è
 # stato creato attraverso sudo

per essere sicuri che appartenga a root eseguiamo:

 chown root:root swap.swp
 mkswap swap.swp
 # imposta il filesystem utilizzato dalle
 # partizioni di swap sul file indicato, nel caso avessimo
 # utilizzato una prtizione avremmo dovuto mettere al posto di "
 # swap.swp", "/dev/myPartition", dove "myPartition" indica la
 # partizione
 swapon swap.swp
 # attiva il file swap.swp come spazio di swap

per renderlo fisso, dobbiamo aggiornare il file fstab con una stringa così:

/percorso/alFile/Swap none swap sw 0 0

Possiamo verificare le modifiche apportate attraverso:

 free -m
 # visualizza informazioni sulla memoria

Una volta riavviato il sistema, lo spazio di swap non sarà attivo, per rendere questa memoria di swap permanente dovremo moddificare il file "/etc/fstab" aggiungendo una riga del tipo:

/percorsoAlFileDiSwap/swap.swp / swap defaults

Altri comandi utili sono:

 swapoff -a
 # disattiva tutte le partizioni di swap indicate nel
 # file "/etc/fstab"
 swapon -a
 # attiva tutte le partizioni di swap indicate nel
 # file "/etc/fstab"

Riepilogo Procedura Creazione di Swap da file

fallocate -l 1G /swap
chmod 600 /swap
mkswap /swap
swapon /swap or sudo dd if=/dev/zero of=/swap_file bs=1024 count=1048576
echo "/<swap_file> swap swap defaults 0 0" >> /etc/fstab 
swapon --show
sysctl vm.swappiness=20
echo "vm.swappiness=20" >> /etc/sysctl.conf

Note that the Linux kernel provides a tweakable setting that controls how often the swap file is used, called swappiness.

A swappiness setting of zero means that the disk will be avoided unless absolutely necessary (you run out of memory), while a swappiness setting of 100 means that programs will be swapped to disk almost instantly.

Ubuntu system comes with a default of 60, meaning that the swap file will be used fairly often if the memory usage is around half of my RAM. You can check your own system's swappiness value by running:

cat /proc/sys/vm/swappiness

Quanto Swap fare?

Tanto tempo fa una regola empirica era fare una partizione/file di swap di due volte la quantità fisica di RAM, ma oggi non è più necessario, basta un po' di swap.

Gestione dello spazio su disco con Quota

Quota è un famoso software utilizzato per gestire spazio su disco per gli utenti e per i gruppi. Possiamo ad esempio limitare le dimensioni dei file o delle directory che un utente può possedere o con cui può operare.

Preparazione della macchina per l'utilizzo di Quota

Innanzitutto dobbiamo installare i pacchetti "quota" e "quotatool", vediamo come fare su una macchina Debian-based:

 sudo apt-get install quota quotatool

Dopo aver installato quest istrumenti, dobbiamo specificare le partizioni su cui vogliamo usare quota, per farlo, andremo nel file /etc/fstab e aggiungeremo nella colonna delle opzioni (cioè la quarta colonna) le opzioni "usrquota, grpquota" per poter usare quota sia sugli utenti che sui gruppi.

Il prossimo passo è quello di creare un paio di file coi diritti di root, quindi usando "sudo" nella directory root "/" chiamati:

  • /quota.user (nelle versioni più recenti, il file è chiamato "aquota.user")
  • /quota.group (nelle versioni più recenti, il file è chiamato "aquota.group")

Quindi eseguiamo, dopo averli creati:

 sudo chmod 600 /quota.*

una volta effettuata questa operazione, effettuiamo un remount della partizione di root "/":

 sudo mount -o remount /

Infine, dobbiamo creare un database, e attivare quota facendo:

 sudo quotacheck -avugm
 # genera un database per il programma quota, dove:
 # * a: controlla tutti i filesystem montati (non di rete) nel
 #     file /etc/mtab
 # * v: attiva la modalità verbose
 # * u: solo gli utenti elencati nel file /etc/mtab devono essere
 #     controllati, questa opzione è di default
 # * g: solo i gruppi elencati nel file /etc/mtab devono essere
 #     controllati
 # * m: non provare a rimontare i filesystem in modalità di sola
 #     lettura (read-only)
 #
 # * N.B.: E' possibile inserire come flag "-c" per creare i file
 #     quota.user e quota.group, in modo da non doverli creare
 #     manualmente
 quotaon -avug
 # viene attivato quota, può essere spento con "
 # quotaoff -avug" dove in entrambi i casi i flag hanno
 # significato:
 # * a: effettua l'operazione su tutti i filesystem in /etc/fstab
 # * v: attiva la modalità verbose
 # * u: effettua l'operazione per gli utenti
 # * g: effettua l'operazione per i gruppi

N.B.: Solo se il quota è stato attivato attraverso un "quotaon" allora viene impedito agli utenti di superare i limiti imposti, quindi è bene tenere a mente di attivare quota dopo la configurazione per l'utilizzo.

Configurazione di Quota

Abbiamo bisogno di un paio di applicazioni per configurare quota. Per controllare le configurazioni di quota per un particolare utente eseguiamo:

 quota nomeUtente
 # mostra la configurazione quota per l'utente
 # nomeUtente
 quota -g nomeGruppo
 # mostra la configurazione quota per il
 # gruppo nomeGruppo

La configurazione quota è suddivisa su sette colonne:

  • la prima, indica il filesystem relativo alla configurazione
  • la seconda, "blocks" (o blocchi), e rappresenta lo spazio occupato attualmente dall'utente in blocchi, dove per blocco si intende uno spazio da 1kB
  • la terza, "blocks soft limit" (o limite soft per i blocchi), e rappresenta un limite per i blocchi che può usare l'utente, essendo un limite "soft", questo vuol dire che l'utente può temporaneamente superare questo limite secondo il "grace time" (o tempo di grazie) di default impostato a sette giorni
  • la quarta, "blocks hard limit" (o limite hard per i blocchi), e rappresenta un limite per i blocchi che l'utente non può assolutamente superare
  • la quinta, "inodes", rappresenta il numero di file attualmente in possesso dall'utente
  • la sesta, "inodes soft limit" (o limite soft per gli inodes), e rappresenta un limite per i file che può possedere l'utente, essendo un limite "soft", questo vuol dire che l'utente può temporaneamente superare questo limite secondo il "grace time" (o tempo di grazie) di default impostato a sette giorni
  • la settima, "inodes hard limit" (o limite hard per gli inodes), e rappresenta un limite per i file che l'utente non può assolutamente superare

Per avere un quadro generale della configurazione quota su un filesystem possiamo eseguire:

 repquota /
 # mostra la configurazione quota sul filesystem

in questo caso, le ultime due colonne rappresentano i limiti sui file e le prime due i limiti sui blocchi

 repquota -s /
 # mostra la configurazione quota sul filesystem,
 # evidenziando le misure in kB

Per impostare o modificare la configurazione quota su un utente, eseguiamo:

 edquota nomeUtente
 # mostra la configurazione quota per
 # l'utente nomeUtente, aprendo il file relativo all'utente,
 # andremo a modificare qui le opzioni desiderate

edquota aprirà il file di testo attraverso l'editor specificato nella variabile d'ambiente "EDITOR", per cambiare l'editor, dobbiamo impostare la variabile d'ambiente editor con un comando o andando a modificare il file "~/.bash_profile" inserendo il percorso completo all'editor

 edquota -g nomeGruppo
 # mostra la configurazione quota per
 # l'utente nomeUtente, aprendo il file relativo all'utente,
 # andremo a modificare qui le opzioni desiderate

ad esempio, impostando 100 nel campo "blocks hard limit" (cioè la quarta colonna) imponiamo un limite di 100kB all'utente nomeUtente. Oppure in alternativa possiamo lanciare:

 setquota -u nomeUtente 100 200 10 15 /
 # in questo caso viene
 # impostato per l'utente nomeUtente un soft limit per i blocchi
 # di 100, un hard limit di 200, un soft limit per i file di 10 e
 # un hard limit per i file di 15 sul filesystem "/"

Lanciando ora:

 repquota -s /
 # mostra la configurazione quota sul filesystem,
 # evidenziando le misure in kB

I "grace time" (o tempo di grazia) possono essere modificati per un determinato utente con:

 edquota -T nomeUtente
 # permette di modificare la
 # configurazione dei grace time per l'utente nomeUtente

Siccome periodicamente dobbiamo aggiornare il database di quota, è utile inserire l'aggiornamento del database in un crontab andando a creare un file chiamato "quotacheck" nella directory " /etc/cron.daily/", all'interno del file, inseriamo il comando

 quotacheck -avumg
 # aggiorna il database utilizzato da quota

N.B.: Per una descrizione più approfondita di quota, è consigliato visualizzare la documentazione presente al link Documentazione Quota

Manutenzione dei dispositivi di memoria di tipo "ext"

In questa sezione vedremo alcuni strumenti che cipermetteranno di effettuare una manutenzione più semplice di quella che avverrebbe col programma "debugfs", attraverso i programmi:

  • dumpe2fs: ci permette di visualizzare informazioni sui filesystem, simile a debugfs, ma non interattivo
  • tune2fs: ci permette di impostare parametri avanzati su filesystem ext

Vediamo alcuni esempi:

 dumpe2fs /dev/myDevice
 # visualizza informazioni sul device,
 # numero di blocchi, numero di inode, blocchi liberi, nomero di
 # mount effettuate, e numero massimo di mount prima del
 # filesystem check, o il check interval temporale, e tanti altri
 # dettagli sulla partizione
 dumpe2fs -h /dev/myDevice
 # visualizza un resoconto delle
 # informazioni sul device
 tune2fs -c /dev/myDevice
 # imposta il numero massimo di mount
 # da effettuare prima di eseguire un check sul disco forzato
 tune2fs -C /dev/myDevice
 # cambia il numero di mount effettuati
 tune2fs -i ???(non lo so) /dev/myDevice
 # cambia l'intervallo
 # temporale massimo permesso senza effettuare un check, dopo
 # questo intervallo viene forzato un check
 tune2fs -L newLabel /dev/myDevice
 # cambia la label di un
 # dispositivo

Manutenzione dei dispositivi di memoria di tipo "xfs"

Per gestire filesystem di tipo "xfs" abbiamo bisogno di due pacchetti chiamati "xfsprogs" e "xfsdump", quindi su una distribuzione basata su debian faremo:

 sudo apt-get install xfsprogs xfsdump
 # installa i pacchetti
 # xfsprogs e xfsdump

una volta installati questi pacchetti avremo una serie di utility nella directory "/usr/sbin2, ovviamente li troviamo in questa directory in quanto in "/sbin" sono situati solo i pacchetti standard installati nella mia distro, facendo ora un:

 ls -al /usr/sbin/xfs*
 # visualizza tutte le utility per gestire
 # filesystem xfs

Ora vedremo alcuni esempi applicativi delle utility più rilevanti:

 xfs_check /dev/myDevice
 # esegue un check simile a fsck ma su
 # un filesystem xfs, anche in questo caso il dilesystem non deve
 # essere montato
 xfsdump -J -f nomeBackup /mnt/myMountedDevice
 # effettua un
 # backup anche del journal "-J" del device montato in
 # /mnt/myMountedDevice e lo salva in un file chiamato "nomeBackup"
 # , il flag "-f" ci permette di copiare tutti i file e tutte le
 # directory nel backup ricorsivamente, successivamente ci verrà
 # richiesta una label per il backup che verrà creato
 xfsrestore -J -f nomeBackup /mnt/myMountedDevice
 # ripristina
 # il backup nella directory myMountedDevice, effettua cioè
 # l'operazione opposta a quella effettuata nel comando precedente
 xfs_admin -L myDataXFS /dev/sdb1
 # rinominiamo la label della
 # partizione sdb1 col nome "myDataXFS"
 xfs_admin -l /dev/sdb1
 # visualizza la label della partizione
 # sdb1

Queste sono solo alcune delle utility presenti, tra l'altro sono state presentate con un numero limitatissimo di esempi, è consigliato guardare il manuali attraverso il comando "man" sulle utility presenti al percorso /usr/sbin/xfs* per effettuare operazioni più complicate.

RAID

Il RAID (Redundant Array of Inexpensive Disks) anche se ora più comunemente l'acronimo viene espanso come Redundant Array of Independent Disks) è una tecnica di raggruppamento di diversi dischi rigidi collegati ad un computer che li rende utilizzabili, dalle applicazioni e dall'utente, come se fosse un unico volume di memorizzazione. Tale aggregazione sfrutta, con modalità differenti a seconda del tipo di implementazione, i principi di ridondanza dei dati e di parallelismo nel loro accesso per garantire, rispetto ad un disco singolo, incrementi di prestazioni, aumenti nella capacità di memorizzazione disponibile, miglioramenti nella tolleranza ai guasti. Esistono diverse configurazioni RAID utilizzate per diversi scopi, si parla dei cosiddetti livelli di RAID:

  • RAID Lineare: Le partizioni (o i dischi) non sono delle stesse dimensioni, ma costituireanno un volume unico con una dimensione data dalla somma delle dimensioni dei singoli;
  • RAID 0: (Striping) Le partizioni (o i dischi) sono delle stesse dimensioni e costituiranno un volume unico con una dimensione data dalla somma delle dimensioni dei singoli. RAID 0 setups are standard on high-end gaming PCs and graphic design workstations, and provide a measurable, albeit modest performance boost for hard-disk-intensive programs;
  • RAID 1: (Mirroring) Mirrora i dati tra dischi/partizioni di dimensioni uguali (alto livello di ridondanza ma spreco di capacità);
  • RADI 5: (Distributed Parity) Though you get both faster disk performance and data protection from this setup, it requires a minimum of three hard drives. Instead of using an entire hard drive as a backup, RAID 5 spreads redundancy information—called parity bits—across all of the array’s drives. Where RAID 1 requires 50% of available storage for redundancy, RAID 5 requires only 33%. When one of the drives in a RAID 5 array fails, the data content of that failed drive is reconstructed using the parity bits on the surviving drives and written to a new, replacement drive. The array is still usable in the meantime.
  • RAID 4/5/6: I dati vengono copiati su tre o più dischi sfruttando controlli come blocchi di parità;

Il filesystem ID (quello che viene usato da fdisk) da utilizzare su dischi su cui vogliamo utilizzare il RAID è "0xDA" detto anche "Non FS".

Vediamo come impostare il raid, supponiamo di avere 4 device chiamati "sdb", "sdc", "sdd" ed "sde", innanzitutto lanciamo:

 fdisk /dev/sdb
 # lanciamo fdisk e selezioniamo una partizione
 # di tipo "da" cioè "Non FS" che occupa l'intero disco
 sfdisk -d /dev/sdb | sfdisk --force /dev/sdc
 # copiamo la
 # tabella di partizioni appena creata su sdb in sdc
 lsblk
 # visualizziamo l'albero delle partizioni per verificare
 # di avere effettivamente sia sdb che sdc con una sola partizione

Per creare un RAID 1 ora eseguiamo:

mdadm --create --verbose /dev/md0 --level=mirror --raid-devices=2 \
  /dev/sdb1 /dev/sdc1
# crea un device chiamato "md0" atto a
# rappresentare il disco RAID

Possiamo verificare la corretta creazione del device di RAID attraverso:

 cat /proc/mdstat
 # visualizza il file "mdstat" che dovrebbe
 # contenere qualche dato dopo aver generato il device di RAID
 lsmod | grep raid
 # verifica se il modulo relativo al RAID è
 # caricato dal kernel

Dobbiamo rendere ora persistente il RAID andando a mettere mano al file "/etc/mdadm.conf" o "/etc/mdadm/mdadm.conf" (che è il file di configurazione del RAID) a differenza della distribuzione, per fortuna, possiamo anche non andare a scrivere cosa manualmente nei file ma possiamo fare uso del programma mdadm, attraverso:

 mdadm --detail --scan >> /etc/mdadm.conf
 # configura il RAID in
 # modo persistente

per fermare un RAID possiamo effettuare:

 mdadm --stop /dev/md0

oppure per avviarlo (o riavviarlo) possiamo eseguire:

 mdadm --assemble --scan

Ora possiamo formattare md0 col filesystem che più preferiamo e il gioco è fatto; possiamo effettuare:

 mkfs.ext4 /dev/md0
 # formatta tutto il sistema RAID con filesystem ext4

Testare Configurazioni diverse temporanee con RAID

Puo' essere spesso utile testare configurazioni RAID, sia per effettuare prove prima di implementarle su hard disk veri, ma anche per studiare e impratichirsi con le configurazioni.

A questo scopo, torna utile o utilizzare delle macchine virtuali con piu' hard disk, oppure creare dei block device (hard drives) virtuali come ad esempio loop device (opzione piu' veloce).

Per creare dei dispositivi virtuali per effettuare le nostre prove possiamo eseguire:

cd /tmp
dd if=/dev/zero of=sdx bs=1M count=100 # Un hard disk da 100M
losetup -f sdx
dd if=/dev/zero of=sdy bs=1M count=100 # Un hard disk da 100M
losetup -f sdy
dd if=/dev/zero of=sdz bs=1M count=99  # Un hard disk da 99M
losetup -f sdz

Adesso possiamo impostare un RAID 1 tra loop0 e loop1 con:

mdadm  --create -e 1.2 -n 2 -l 1 /dev/md100 /dev/loop0 /dev/loop1

Una volta finita la creazione, possiamo eseguire:

grep md100 /proc/partitions

Possiamo cancellare questo RAID eseguendo:

mdadm --stop /dev/md100
mdadm --misc --zero-superblock /dev/loop0
mdadm --misc --zero-superblock /dev/loop1

Ora invece mostriamo come creare un RAID con una coppia di hard disk, con uno esistente e l'altro inesistente, che funge da fermaposto per provare setup con hard disk danneggiati:

mdadm  --create -e 1.2 -n 2 -l 1 /dev/md100 /dev/loop0 missing
# al posto di "missing" possiamo inserire qualsiasi stringa preferiamo
# infatti in questo caso rappresenta solo un fermaposto per un hard disk
# unavailable

Possiamo verificare le dimensioni del disco con:

grep md100 /proc/partitions

Proviamo ad aggiungere un disco piu' piccolo con differenza >= 1%:

mdadm  --add /dev/md100 /dev/loop2

Dovremo ottenere un errore del tipo: "mdadm: /dev/loop2 not large enough to join array"

Ed e' corretto in quanto il RAID e' gia' stato creato e non possiamo aggiungere hard disk con dimensioni differenti all'1% o con differenza maggiore.

Note sulle diverse configurazioni RAID

Le configurazioni RAID piu' comuni in giro sono:

  • RAID 0
  • RAID 1
  • RAID 5
  • RAID 6
  • RAID 10
  • RAID 01

Per RAID 1: Ricorda che mdadm permette di implementare RAID 1 anche con hard disk di dimensioni diverse, ovviamente saremo limitati dalle dimensioni dell'hard disk piu' piccolo. Inoltre, ricorda che mdadm da in output un warning quando la differenza tra gli hard disk e' maggiore o uguale all'1%.

Ricorda pero' che non e' possibile aggiungere ad un RAID gia' esistente un disco con una dimensione con differenza 1% o maggiore, perche' questo comporterebbe la perdita di dati, cosa che mdadm non permette.

Per RAID 0: Possiamo ottenere performance migliori ad una configurazione senza RAID se RAID 0 viene impostiamo con interleaving.

RAID con Btrfs

Avere un filesystem che supporta nativamente il RAID è di grande vantaggio, in quanto semplifica significativamente la creazione di un sistema RAID; il filesystem Btrfs supporta RAID, infatti per creare la stessa configurazione precedente, è possibile farlo con un comando:

 mkfs.btrfs -m raid1 -d raid1 /dev/sdd /dev/sde
 # crea un RAID 1 con le partizioni "sdd" ed "sde"

Btrfs ha diversi vantaggi rispetto ad ext4 ed altri filesystem, il vantaggio principale è quello di supportare nativamente gli snapshot, quindi fare snapshot del sistema e calcolare la differenza tra due snapshot sono operazioni molto leggere su questo filesystem.

Tuning delle prestazioni e configurazione delle

Impostazioni di dispositivi di memoria

Per effettuare un tuning delle prestazioni o accedere alle configurazioni dei dispositivi di memoria, possiamo utilizzare una coppia di programmi:

  • hdparm (per dispositvi con controller ATA e derivati): in pratica la quasi totalità dei sistemi PC moderni
  • sdparm (per dispositivi con controller SCSI): usati in contesto workstation/server

Se usiamo un hard disk ATA (o derivato) ma che viene emulato con il driver SCSI, possiamo usare entrambi i comandi. Vediamo alcuni esempi di comandi:

 hdparm -I /dev/sda
 # mostra informazioni sull'hard drive
 hdparm -tT /dev/sda2
 # effettua uno speed test sulla partizione
 # sda2
 sdparm /dev/sda
 # mostra informazioni riguardo il controllore
 # ATA/SCSI, ecc del device sda
 sdparm --get=WCE /dev/sda
 # controlla se la politica di write
 # caching è abilitata sul device sda

Criptare Partizioni e File

In genere possiamo criptare:

  • Interi Dischi o Partizioni a livello di "block device", con LUKS
  • Partizioni "stacked" utilizzabili a livello utente e senza la necessita' di avere una partizione a priori, e.g., ecrypt, encfs
  • File, gpg (preferibile), openssl

Gestire partizioni criptate con LUKS/dm-crypt

E' possibile criptare partizioni (o interi dispositvi di memoria) per aumentare la sicurezza attraverso LUKS (Linux Unified Key Setup) e cioè una specifica per la criptazione di dispositivi di memoria. E' doveroso criptare partizioni nel momento in cui vogliamo proteggere dei dati, dobbiamo considerare l'eventualità che la nostra macchina possa cadere nelle mani sbagliate o scenari simili. Per poter criptare una partizione, dobbiamo innanzitutto installare il pacchetto "cryptsetup":

 apt-get install cryptsetup
 # installa crypt-setup

Poi per criptare una determinata partizione, prendiamo come esempio /dev/sde1, eseguiamo:

 cryptsetup -v -y luksFormat /dev/sde1
 # in questo caso
 # indichiamo di voler criptare la partizione indicata, "-v"
 # indica la modalità verbose, mentre "-y" serve a verificare la
 # passphrase inserita

Una volta creata questa partizione criptata, dobbiamo assegnarle un file in /dev/mapper/ che rappresenti il dispositivo criptato, possiamo eseguire:

 cryptsetup luksOpen /dev/sde1 secure
 # dove indichiamo:
 # l'intenzione di creare un device per la partizione con "
 # luksOpen", la partizione criuptata con "/dev/sde1" e il nome da
 # dare al device che potremo vedere successivamente in
 # /dev/mapper" che in questo caso è "secure" ma può avere
 # qualsiasi nome desiderato

possiamo verificare il corretto caricamento della partizione criptata attraverso:

 ls -l /dev/mapper/secure
 # visualizza informazioni sulla
 # partizione criptata, se è stata caricata in modo corretto

Per renderla leggibile, dobbiamo utilizzare un filesystem a nostra scelta, eseguiremo ad esempio:

 mkfs.ext4 /dev/mapper/secure
 # impone il filesystem ext4 sulla
 # partizione criptata

ora possiamo montarla con:

 mount /dev/mapper/secure /secure
 # monta la partizione criptata
 # nella directory /secure

Un file di configurazione molto utile è "/etc/crypttab", dove sono contenute istruzioni per il comando "cryptsetup". Un'altra soluzione è Ecryptfs, questo ci permette di creare una directory sola criptata anzichè dover formattare per criptare l'intero disco.

Gestire partizioni criptate con Bitlocker

Dato un disco criptato con Bitlocker (tipico software utilizzato su Windows), possiamo accedere utilizzando questi comandi:

 mkdir /mnt/tmp /mnt/disk
 # creo due directory per tenere il
 # dislocker file e il disco montato
 dislocker -v -V /dev/sdb1 -uMiaPassword -- /mnt/tmp
 # monto il
 # dislocker file, la partizione sdb da menzionare qui è quella
 # che vogliamo attualmente montare, quindi potrebbe anche essere
 # sdb2
 mount -o loop /mnt/tmp/dislocker-file /mnt/disk
 # monto il
 # disco criptato, ora il disco è montato nella directory "
 # /mnt/disk"

una volta effettuate le operazioni potremo eseguire le seguenti operazioni per smontare il disco:

 cd
 # per non rimanere nella directory del disco montato
 umount /mnt/disk
 umount /mnt/tmp

Criptare Directory

Possiamo cripare directory attraverso l'utilizzo di filesystem particolari che non richiedono la formattazione della nostra partizione corrente. Questi filesystem vengono detti "stacked filesystem" a differenza di meccanismi come LUKS denominati invece "block device".

Esempi di stacked encrypted filesystem sono:

  • eCryptfs (piu' veloce)
  • EncFS (piu' facile da usare)

Utilizzare filesystem di questo tipo e' molto vantaggioso nel momento in cui abbiamo directory da criptare, se invece dobbiamo criptare solo un file singolo allora possiamo optare per gpg.

Possiamo trovare un confronto tra i vari schemi di criptazione per partizioni qui: Tabella Criptazioni

EncFS

Per creare una nuova directory criptata chiamata "origin" nella nostra home directory utilizzando come partizione criptata un file chiamato ".encrypted" possiamo eseguire:

encfs ~/.encrypted ~/origin

Ora possiamo spostare tutti i file che vogliamo criptare all'interno di '~/origin'.

Per smontare il filesystem criptato possiamo eseguire:

fusermount -u ~/origin

Per rimontare una partizionee possiamo semplicemente ripetere il comando di creazione, quindi nel momento in cui la prima directory specificata esiste gia' ed e' un filesystem valido allora questo viene rimontato.

Possiamo cambiare la password di un volume criptato con:

encfsctl passwd ~/.encrypted

Criptare File con GPG

TODO

LVM

LVM sta per Logical Volume Management e costituisce un sistema molto flessibile per la gestione delle partizioni. Possiamo identificare tre elementi nella gestione organizzata secondo LVM:

  1. Physical Volumes: I dispositivi fisici
  2. Volume Groups: Raggruppamenti di volumi fisici
  3. Logical Volumes: I dispositivi virtuali che vengono visti dal sistema

Quando creiamo una partizione LVM, il tipo da associare (via fdisk ad esempio) è "8e", una volta preparata la partizione, supponiamo in questo caso che la partizione creata sia "sdb1", allora dobbiamo eseguire:

 pvcreate /dev/sdb1
 # segna un dispositivo come "volume fisico",
 # infatti pvcreate penso stia per Physical Volume Create, nel
 # senso che dobbiamo indicare ad LVM quali sono le partizioni
 # fisiche che vogliamo utilizzare
 pvscan
 # esegue uno scan dei physical volume sul sistema
 vgcreate vg1 /dev/sdb1
 # crea un Volume Group chiamato vg1 e
 # composto dalla partizione sdb1

ora possiamo eseguire:

 vgscan
 # visualizza il nome dei volume group presenti sul
 # sistema
 vgs
 # mostra un resoconto dei volume group con dimensioni e
 # diverse proprietà relative
 lvs
 # mostra informazioni sui volumi logici

Ora possiamo creare una nuova partizione logica attraverso:

 lvcreate -n data_lv -L 750m vg1
 # crea una partizione che
 # chiamiamo attraverso il flag "-n" "data_lv", la dimensione
 # viene specificata attraverso il flag "-L" ed è di 750MB,
 # inoltre viene indicato il volume group in cui creare la
 # partizione

Ora possiamo formattare la nostra partizione, tenendo a mente che i volumi logici di LVM sono identificati da device file contenuti in /dev/volumeGroupName/ dove "volumeGroupName" rappresenta proprio il nome del volume group di appartenenza, per formattare allora eseguiremo:

 mkfs.ext4 /dev/vg1/data_lv
 # formatta la partizione logica con
 # filesystem ext4

e la montiamo con:

 mount /dev/vg1/data_lv /data
 # monta la partizione logica

Estendere una partizione logica

Ora immaginiamo di avere quasi riempito il dispositivo /dev/sdb1 citato in precedenza che aveva partizione logica /dev/vg1/data_lv ed era all'interno del volume group chiamato "vg1", possiamo estenderlo, immaginiamo di aggiungere una partizione mappata in /dev/sdc1, allora ci basterà identificarla come utilizzabile da LVM come volume fisico, aggiungerlo allo stesso volume group di data_lv e aggiungere spazio a data_lv che verrà in automatico preso dalle partizioni all'interno del volume group, quindi faremo:

 pvcreate /dev/sdc1
 # segna la partizione sdc1 come volume
 # fisico
 vgextend vg1 /dev/sdc1
 # aggiunge al volume group "vg1" il
 # volume fisico "/dev/sdc1"
 lvextend -L +1000m /dev/vg1/data_lv
 # aggiunge 1000MB
 # disponibili al volume logico chiamato "data_lv" all'interno del
 # volume group "vg1"

possiamo ora ridimensionare la partizione data_lv attraverso il comando "resize2fs":

 resize2fs /dev/vg1/data_lv
 # ridimensiona la partizione data_lv
 # per occupare tutto lo spazio disponibile

Backup con LVM

Il backup è una procedura molto flessibile utilizzando il sistema LVM, infatti è possibile creare dei veri e propri "snapshot" cioè stati del volume logico in un determinato istante di tempo. Lo snapshot deve costituire un vero e proprio logical volume all'interno dello stesso volume group della logical volume di cui vogliamo effettuare il backup, ma questo avverrà in automatico in quanto ci basta solo indicare la logical volume di cui vogliamo effettuare il backup. Possiamo eseguire:

 lvcreate -L 200m -s -n backup /dev/vg1/data_lv
 # dove viene
 # creato un logical volume di dimensione "-L" 200MB, con nome "-n"
 # "backup", e indichiamo che uno snapshot attraverso il flag "-s"
 # , in questo modo ci basterà indicare solo la partizione che nel
 # nostro caso è "/dev/vg1/data_lv, i 200MB vengono sottratti al
 # logical volume di cui vogliamo effettuare il backup
 mkdir /mnt/backup
 mount /dev/vg1/backup /mnt/backup
 tar -cf /tmp/backup.tar /mnt/backup
 umount /mnt/backup
 lvremove /dev/vg1/backup
 # rimuove il logical volume utilizzato
 # momentaneamente per il backup

Altre utility di LVM

Vediamo ora altre utility di LVM:

 vgchange --help
 # mostra molte opzioni che ci permettono di
 # cambiare impostazioni/proprietà dei volume group
 vgchange -a y vg1
 # rende disponibile "-a y" (a sta per
 # available) il volume group chiamato vg1 (questo avviene di
 # default alla creazione)
 vgchange -a n vg1
 # rende non disponibile "-a n" (a sta per
 # available) il volume group chiamato vg1
 lvscan
 # esegue uno scan e visualizza in output i logical
 # volume presenti sul sistema
 vgscan
 # esegue uno scan e visualizza in output i volume group
 # presenti sul sistema
 pvscan
 # esegue uno scan e visualizza in output i physical
 # volume presenti sul sistema